SIMA EYASU ALMAZ · Collaboratrice familiare, 55 anni
“Quello che è successo ci ricordala responsabilità che abbiamo verso gli altri”
Quando mi occupo delle persone anziane penso a loro come fossero i miei genitori. Lo faccio con il cuore, non è solo un lavoro. Sono etiope, vivo in Italia da 21 anni e posso dire di essere praticamente invecchiata qui. Lavoro come collaboratrice familiare, da tre anni mi prendo cura di Livio e Rosanna, di novanta e ottantasette anni, che purtroppo si sono ammalati entrambi di Covid la scorsa primavera. Sono sposati da sessantaquattro anni, ormai conosco tutta la loro storia e ci sono affezionata. Durante il lockdown ho continuato a fare quello che facevo: pulivo, stiravo, preparavo da mangiare e davo il mio aiuto. Il virus ha interrotto la nostra quotidianità quasi subito. Livio e Rosanna si sono infatti ammalati all’inizio di marzo. La prima reazione per me è stata di paura, ma poi ho scelto di restargli accanto. Stavano male ma non sono stati ricoverati, abbiamo atteso per vedere come si sarebbe evoluta la malattia, tenevamo controllato il livello di ossigenazione e alla fine, grazie al cielo, sono riusciti a guarire restando a casa. Nello stesso periodo si è ammalto anche loro figlio che è finito in ospedale: è stato faticoso ma ora sta bene. Per questo ho deciso di restare a disposizione: mi dispiaceva stessero male e c’era davvero bisogno. Ero preoccupata, ma mi sono affidata a Dio e alla fine quel brutto momento è passato. Abito accanto a Livio e Rosanna, quindi non dovevo prendere mezzi pubblici per raggiungerli. Usavo le massime precauzioni possibili, continuavo a disinfettare tutto come una matta. Anche ora dobbiamo fare attenzione e seguire le regole necessarie per proteggere la salute di tutti. Quello che è successo ci ricorda le responsabilità che abbiamo verso gli altri; perché il virus non riguarda solo alcune persone, ma, per la prima volta, è qualcosa che sta mettendo in ginocchio il mondo intero.