ANGELICA BARUSI · Impiegata, 34 anni
"L’arrivo di una nuova vita è stata luce immensa in questo buio "
Durante il lockdown è stato chiesto molto a noi donne, forse troppo. Ascoltando le altre madri, sento tutta la fragilità che ha lasciato questo periodo trascorso senza l’aiuto di persone vicine. Io in fondo mi sono sentita fortunata, perché con un bimbo nel grembo ho vissuto tutto in funzione di quel dono meraviglioso. Forse per questo ho sentito meno la stanchezza: il fatto di non essermi mai fermata perché gli asili erano chiusi, e a casa con me c’era anche Letizia, la mia primogenita di quattro anni. Sono impiegata, mi occupo della sicurezza sul lavoro e sono stata in ufficio fino al 18 di marzo. Avevo scelto di lavorare il più possibile per poi passare il nono mese a riposo, e invece ho dovuto rivedere i mei piani. C’era però quest’aurea particolare: aspettavo impaziente di mettere al mondo una nuova vita che per me è stata luce immensa in questo periodo buio. La piccola è nata il 16 aprile all’ospedale di Parma e l’abbiamo chiamata Vera Speranza perché in quei mesi ci ha permesso di guardare lontano, e di vedere anche il bello. Stringerla tra le braccia mi ha dato un’incredibile forza che mi è servita pochi giorni dopo quando, d’urgenza, Vera Speranza è stata ricoverata in terapia intensiva neonatale per un problema che non aveva nulla a che vedere con il Covid. Sono rimasta due giorni con lei senza un letto su cui riposare, e senza potermi muovere perché, a causa della pandemia, era impossibile darsi il cambio. Poi tutto è andato bene, infatti festeggeremo per lei due compleanni. Vivere la gestazione in questi tempi è stato strano, ma mio marito Massimiliano e le mie figlie mi hanno dato coraggio. Ero seguita come gravidanza a rischio, quindi ho sempre frequentato l’ospedale osservando il crescendo delle misure di sicurezza e delle preoccupazioni, ma mi sono sempre sentita tutelata. Quando ho affrontato il parto pensavo alle madri che non stavano bene e che in quel momento erano da sole. Speravo che anche loro potessero trovare, pur nel dolore, un piccolo arcobaleno in mezzo alle nuvole.