ANDREA GALLETTI · Responsabile del servizio “Pulmino di Padre Lino”, 30 anni
“Pensare agli altri ci permette di restareumani anche nei momenti più difficili”
Non si può lasciare da solo nessuno, nemmeno durante una pandemia. Sto finendo un dottorato di ricerca in Storia medioevale, ma faccio il volontario da sei anni e non mi è mai passato per la testa di smettere durante il lockdown. Ho continuato a farlo con serenità, poi è chiaro che le preoccupazioni per il virus ci sono state, e ancora adesso ci sono, però credo che pensare agli altri ci consenta di rimanere umani anche nei momenti più difficili. Ho quindi cercato di fare bene questo “lavoro” come sempre. Sono il responsabile del “Pulmino di Padre Lino”: il servizio di bassa soglia dell’Assistenza Pubblica Parma. Ci occupiamo di avviare un primo contatto con le realtà a maggior rischio di emarginazione sociale, vale a dire i senzatetto, i lavoratori molto precari e le persone con situazioni fragili. Il servizio è rimasto a pieno regime durante tutto il lockdown. Noi, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, non ci siamo mai fermati, coprendo quattro giorni a settimana. Il nostro è principalmente un lavoro di re-indirizzamento: distribuiamo cibo in piccoli sacchetti, oppure coperte o bevande calde, intanto chiacchieriamo e capiamo i bisogni delle persone per poi indirizzarle ai vari servizi. Il problema è che purtroppo non per tutte le esigenze c’è una soluzione. Durante il lockdown le richieste erano le solite, amplificate però dalle circostanze. Ad esempio la mensa non accoglieva per i pasti caldi, ma li distribuiva all’aperto. Le docce sono state contingentate per motivi di sanificazione, e anche i posti in dormitorio sono diminuiti. In particolare, l’accesso ai bagni in quel periodo è stato un grandissimo problema per chi vive fuori, con bar e bagni pubblici chiusi. Ora devo dire che, oltre alle questioni sanitarie e di accoglienza, è in netto peggioramento anche il fronte del lavoro. Non so cosa aspettarmi dai prossimi mesi, ma sinceramente non riesco a pensarci con ottimismo. Di certo la pandemia ha aggravato la frammentazione sociale, dall’altro lato però ci sta offrendo anche una buona palestra per restare umani e non dimenticarci di chi rimane indietro.